martedì 8 dicembre 2009

Yassine l'Italia

(Yassine l'Italia, di E. Alfano)

Ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perchè non c'è l'Inferno
nel mondo del buon Dio
(Preghiera in Gennaio, di Fabrizio de Andrè)
"...
Canterini che cantano a distesa,
gaudenti, buontemponi, pazzerelli,
lesti, che valete oro quanto peso
avete, spiritosi, sventatelli,
troppo tardate, e intanto muore quello.
Facitor di mottetti, lai , rondelli,
quando morto sarà ne avrà di belli!
Non entra ove egli giace lampo o tuono:
di spessi muri gli han fatto bandelle.
..."
.
(da Epistola agli amici, di Francois Villon)
.
.
.
"Ho capito che quel lago
azzurro era uno stagno
melmoso di triti rifiuti
in cui sarei affogata"
.
(Quando sono entrata, in La Terra Santa, di Alda Merini)

domenica 8 novembre 2009

Il bacio

(Il Bacio dell'Amore, di E. Alfano)


a D.



Il bacio.


Ieri il mio bacio ti ha baciato con il baciodell'amore
tra le mie labbra e la tua bocca
non esisteva una condizione umana
non un verso della storia


il fiato intorno della notte
era una piccola giostra
di bambini.


(da Inedito per una passante, di Dale Zaccaria, Manni 2008)



Ti ho scritto la poesia che più di tutte mi ha preso, catturato! La sua semplicità racchiude in sè un'immagine bellissima, che amo e che mi ricorda anche una delle più belle canzoni di Girogio Gaber sul tema dell'amore, Quando sarò capace di amare. ...E allora mi piace pensare al tuo bacio come a una poesia che, proprio negli anni in cui si è raggiunto un "minimo storico di coscienza", sia un inno alla autenticità, chiarezza e trasparenza del sentire umano. Il non esisteva una condizione/umana/non un verso della storia, penso sia l'immagine centrale della poesia: la naturalezza, la purezza, la non-contaminazione del bacio, dell'amore e dei suoi gesti, estranei ai "fatti umani", perchè, per dirla con le parole di J. L. Borges, "morire e far morire è un'antica usanza, che suole aver la gente". Allora l'amore diventa un gesto naturale, non come quando io ragiono/ma come quando io respiro (G. Gaber). Il fiato intorno della notte, con i suoi alveari umani e i simboli del potere ecomonico, fumanti, i palazzi del potere politico e della sua corruzione, le distese di antenne e l'omologazione di massa, diventano solo, agli occhi degli amanti una piccola "giostra di bambini". Ed è sicuramente la chiave di lettura della realtà stessa, una realtà che non può essere letta e affrontata se alla base, non c'è un attore che riesca a scrostrarsi di dosso il peso della "condizione umana" e che si rapporti con l'altro-io con naturalezza e autenticità, perchè anche un gesto semplice-complesso come il bacio, sia davvero il bacio dell'amore.


(Eugenio Alfano a Dale Zaccaria)

giovedì 29 ottobre 2009

La Barca Scura

(La barca scura, di E. Alfano)

Eppure lo sapevamo anche noi

l'odore delle stive

l'amaro del partire

(Ritals, di Gian Maria Testa)




"Com'è possibile vivere senza le cose che sono la nostra vita? Spogli del nostro passato non ci riconosciamo. Fa niente, non c'è posto, bisogna lasciarlo, bruciarlo.

E sugli sgabelli superstiti le donne guardavano il loro passato con occhi sognanti e lo bruciavano nella loro memoria. Poi si riscuotevano di soprassalto, e ammucchiavan la roba sull'aia e v'appicavano il fuoco, ma restavano a guardare con occhi sognanti le fiamme distruggere la loro vita. Poi, frenetiche, aiutavan gli uomini a caricare l'autocarro, e l'autocarro partiva sollevando una nuvola di polvere."


(da Furore, di John Steinbeck)





Naufragi


Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz'ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci si impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall'ancora e non dall'aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.


(da Solo andata, di Erri De Luca)




Racconti di uno

(...)

Vogliono rimandarci, chiedono dove stavo prima,
quale posto lasciato alle spalle.

Mi giro di schiena, questo è tutto l’indietro che mi resta,
si offendono, per loro non è la seconda faccia.

Noi onoriamo la nuca, da dove si precipita il futuro
che non sta davanti, ma arriva da dietro e scavalca.

Devi tornare a casa. Ne avessi una, restavo.
Nemmeno gli assassini ci rivogliono.

Rimetteteci sopra la barca, scacciateci da uomini,
non siamo bagagli da spedire e tu nord non sei degno di te stesso.

La nostra terra inghiottita non esiste sotto i piedi,
nostra patria è una barca, un guscio aperto.

Potete respingere, non riportare indietro,
è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata.
(da Solo andata, di Erri De Luca)

sabato 26 settembre 2009

Il Dono

(di E. Alfano)
a Rosaria P.




«Continuerò a dire che la vita è una festa

e che la festa brucia gli impostori»


(«Per ciò che non dissi», da Superba è la notte, di Alda Merini)

mercoledì 26 agosto 2009

LA GINESTRA

(di E. Alfano)

«(...) Or tutto intorno

una ruina involve,

dove tu siedi, o fior gentile, e quasi

i danni altrui commiserando, al cielo

di dolcissimo odor mandi un profumo,

che il deserto consola.»

(La Ginestra, di Giacomo Leopardi)



E le ginestre belle e profumose

risiamo noi, speranze del pianeta

che gira intorno alle menzogne esplose

(Dedica, da Coro dei fiori, di Gianni D'Elia)



Dalla marea che un popolo ha sommerso,

e me con esso, ancora

levo la testa? Ancora

ascolto? Ancora non è tutto perso?

(Congedo, da Preludio e Fughe, di U. Saba)



La ginestra, leopardianamente intesa, è simbolo dell’uomo che sa accettare la verità sulla propria condizione e può costruire partendo da questa, la propria dignità. Il delicato fiore coraggiosamente si leva sulla contemporanea “lava impietrata”, rappresentata dai valori economici, politici e religiosi raffigurati nel dipinto sullo sfondo, che non hanno più al centro dei loro interessi l’uomo. E’ l’invito rivolto all’uomo a risorgere dalla “marea che un popolo ha sommerso”. Un senso di speranza quindi permea il dipinto, espressa da una luce tenue che affiora da un cielo grigio, una luce che presagisce l’avvento di un cambiamento.

RINASCITA

(di E. Alfano)

…e cortili dove c'è biancheria appesa a un filo:
mutande, asciugamani e camicie che piangono
lente lacrime sporche.

(P. NERUDA, Walking Around, in Residenza sulla terra, 1931-35)




Ispirato ai versi della poesia di Pablo Neruda, Walking Around, aspira alla fondazione di una nuova coscienza e alla rinascita di un uomo nuovo. I vestiti “piangono lente lacrime sporche”, lacrime che rappresentano i falsi e malati valori attuali, quelli dell'era consumistica. E' il lavarsi, il pulirsi, il fare “tabula rasa”, dentro e intorno a sé, di questi valori, rappresentati simbolicamente, e limitati da un muro, sullo sfondo: dei grattacieli, simbolo del potere economico e politico; delle industrie, espressione della società dei consumi che ha ridotto l'individuo “a una dimensione” (Marcuse); un Duomo, simbolo del falso moralismo e dei falsi valori religiosi.
Dal cielo grigio si intravede una luce tenue, speranza per l'avvento dell'“uomo nuovo”.

giovedì 2 luglio 2009

Recensione alla mostra "Poesia del Quotidiano"



Una mostra che giunge a coronamento di una passione che l’artista acrese ha sempre coltivato e che non è disgiunta dagli innumerevoli interessi e impegni artistici, culturali e civili a cui si dedica.
Questi dipinti infatti sono la forma espressiva più compiuta della sua visione della realtà e sentirlo, come l’altra sera, parlare delle sue ispirazioni e degli elementi concettuali delle sue opere fa capire quanto per lui la pittura non sia solo un fatto estetico ma qualcosa di molto più profondo che va a interagire con gli elementi culturali della sua formazione.

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Difficile parlare delle opere di un grande amico, senza rischiare di uscire da quella zona franca in cui si prescinde dall’affetto, dalla condivisione di molte idee, di molti sogni, di molte utopie, per essere realmente oggettivi.
Ma c’è qualcosa nei dipinti di Eugenio Alfano che parla in prima persona e anche se, come è logico e giusto, lì c’è tutta la sua personalità e la sua tensione etica e civile, essi riescono, anche non conoscendo l’autore, ad esprimere bene i concetti che vi sono sottesi e che vanno oltre il solo tratto pittorico di gran pregio.
Come già ebbi a scrivere tempo fa, il gesto pittorico di Eugenio Alfano si evidenzia in un sapore metafisico che si coniuga con tematiche concettuali legati alla realtà sociale e psicologica.
Ma c’è dell’altro, perché il suo “simbolismo” si nutre della grande forza della poesia, soprattutto del ruolo che oggi può e deve giocare, cioè quello ”eretico” di una “rieducazione sentimentalmente” dell’uomo, per farlo uscire dalla sottomissione alle logiche del mercato e del denaro, insegnando a guardarsi dentro, per far rinascere la “persona”
Per citare l’amico comune Gianni D’Elia :
“Sola ci potrà salvare un’eresia..ché da sempre comanda, politica, l’economia. …”
Ecco perché i dipinti di Eugenio Alfano hanno dei collegamenti stretti con la poesia e sono spesso accompagnati da riferimenti a grandi poeti e a grandi pensatori: proprio perché la sua rappresentazione della realtà, il suo evidenziare i pericoli e la “paura” (rappresentata tra l’altro in uno dei suoi migliori dipinti) non è fredda elencazione di malesseri, di ingiustizie, di corruzioni, ma è feconda di speranza,è densa dell’anelito al nascere di un nuovo umanesimo, capace di farci uscire dalla palude dell’omologazione, della massificazione e della rassegnazione.
E l’arte è uno dei mezzi più potenti per parlarci di questo, per risvegliare le coscienze, per farci riflettere e indicarci anche delle vie d’uscita che forse sono ancora lontane, ma che, anche attraverso la poesia del quotidiano, possono sempre più scalfire l’ottusa e rigida consistenza dei muri che ci siamo creati fuori e dentro di noi.

Gian Luigi Ago - Ass. culturale "Il vizio del pensiero"