mercoledì 5 dicembre 2012

Anahì del mare. di Anna Milazzo




Ci sono storie che contengono inevitabilmente tante singole storie che poi formano un percorso collettivo, la storia di un popolo, di un Paese.
Il libro autobiografico di Anna Milazzo rientra proprio tra queste storie, la storia di Anahì che si lega e rappresenta la storia del popolo uruguayano ai tempi della dittatura. E la dittatura in Uruguay, con tutto ciò che ha portato e causato, è una ferita ancora aperta.
E’ un libro sulla memoria, «di memorie // che fanno un vivo d’ogni altro vivo» (Ma la tromba è venuta in un minuto, in Bassa stagione, di Gianni D’Elia, Einaudi, 2003).
E’ un viaggio, e lo scopo di questo viaggio ci viene svelato dall’autrice stessa: «se rinunciare alla condizione di esiliato voleva dire rinunciare alla memoria, allora Anahì voleva rimanere per sempre “l’esiliata”, per ricordare, per riscattare il suo passato. Farlo significava scendere nell’inferno dell’oblio, abitato da fantasmi, e scendere non una né due ma tante, tante volte fino a guardare con lucidità ogni tratto di un percorso, ogni segno di una ferita, distinguendo finalmente ciò che fu tradimento da ciò che fu inevitabile, ciò che fu incoscienza da ciò che fu responsabilità consapevole» (pag. 69).
Sebbene “Anahì del mare” sia un libro che ripercorre determinati fatti, in un determinato Paese e in un determinato periodo, riesce ad essere, al tempo stesso, un libro che “parla al futuro”.
E’ questa, forse, la chiave di lettura del libro, ripercorrere la memoria di un Paese per costruire un nuovo e diverso futuro. Un futuro fatto di diritti umani e giustizia. E non a caso il libro si apre proprio con una poesia in questo senso:

Nell’esilio camminai guardando solo il presente.
Il futuro mi apparve come un vortice terribilmente sconosciuto. 
Giorno dopo giorno camminai incerta, trascinandomi il passato. 
Scelsi la notte per il passato e il giorno per il presente. 
Ma solo nell’effimera ora aurorale
Il passato e il presente si unirono
Per generare, in ogni incontro, un pezzettino di futuro.

I temi affrontati sono problemi della nostra società contemporanea, dando, così, molti spunti di riflessione e discussioni.
La tortura che ripercorre con un quasi invisibile filo rosso, rosso come il sangue delle vittime, tutto il libro. Non sfugge alla tortura nemmeno la protagonista, Anna-Anahì. E Anna-Anahì, ritorna in un Paese, l'Italia, che ad oggi non ha ancora, nero su bianco, il reato di tortura.
Il fenomeno dell’emigrazione e, in particolare, di un italiano che emigra in Uruguay. Dal 1860 al 1950 circa, sono emigrati più di 50 milioni di italiani. Esiste un’altra Italia all’estero. Le città italiane più grandi sono all’estero. L'Italia, però, ignorando o dimenticando la propria storia, prevede come reato, lo status di straniero "irregolare", rendendosi, anche, complice, insieme alla Libia, di respingimenti nel Mediterraneo.
Le violenze sessuali e i soprusi subiti dalle donne da parte dei soldati. Violenze e soprusi commessi in ogni epoche, durante dittature e conflitti, e ancora oggi utilizzate come strumento di guerra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, parte dei soldati delle truppe alleate abusarono di donne e bambini, anche e soprattutto in Italia. Sono passate alla storia come “marocchinate” e sono state descritte nel romanzo-denuncia di Alberto Moravia, La ciociara
Infine,  il ruolo che le donne hanno avuto in tutta la storia della dittatura in Uruguay, affrontata, in tutti i suoi aspetti, in “Anahì del mare”. Proprio attraverso tre figure principali, Anahì stessa, Irma e Alba Rabaldo (detta la Negra), vengono affrontati i diritti delle donne.
Alba Rabaldo è la prima donna che entra in Parlamento. La sua attività è tutta dedicata alla difesa dei diritti delle donne, dei poveri e delle minoranze. Il suo «è un grido di dolore ma anche un avvertimento ai tiranni: il popolo non si sarebbe arreso». La figura de la Negra, riporta alla mente, la giovanissima Malalai Joya che, eletta nel Parlamento del nuovo Afghanistan, del dopo 11 settembre, ha urlato, senza paura, in faccia ai “signori della guerra” le ingiustizie subite dal popolo afgano. 
Il libro mette in evidenza il ruolo che le donne hanno avuto nelle opposizioni al regime uruguayano. Le donne «furono la chiave della diffusione dei messaggi» durante le proteste. E’ lo stesso ruolo che hanno avuto e continuano ad avere le donne nordafricane nella “Primavera araba”, in Egitto, in Arabia Saudita, ma anche, e ancora prima, in Iran. Sono donne che hanno pagato a caro prezzo il loro coraggio. Hanno subito abusi di genere, compresa la violenza sessuale.


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Anahì del mare
di Anna Milazzo
Infinito Edizioni, 2012
Con il patrocinio di Amnesty International - Sezione Italiana