«(...) Or tutto intorno
una ruina involve,
dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola.»
(La Ginestra, di Giacomo Leopardi)
E le ginestre belle e profumose
risiamo noi, speranze del pianeta
che gira intorno alle menzogne esplose
(Dedica, da Coro dei fiori, di Gianni D'Elia)
Dalla marea che un popolo ha sommerso,
e me con esso, ancora
levo la testa? Ancora
ascolto? Ancora non è tutto perso?
(Congedo, da Preludio e Fughe, di U. Saba)
La ginestra, leopardianamente intesa, è simbolo dell’uomo che sa accettare la verità sulla propria condizione e può costruire partendo da questa, la propria dignità. Il delicato fiore coraggiosamente si leva sulla contemporanea “lava impietrata”, rappresentata dai valori economici, politici e religiosi raffigurati nel dipinto sullo sfondo, che non hanno più al centro dei loro interessi l’uomo. E’ l’invito rivolto all’uomo a risorgere dalla “marea che un popolo ha sommerso”. Un senso di speranza quindi permea il dipinto, espressa da una luce tenue che affiora da un cielo grigio, una luce che presagisce l’avvento di un cambiamento.