domenica 25 novembre 2007

Finestra sulla realtà (2007)


Un paesaggio enigmatico viene presentato alla nostra vista, una rivelazione metafisica, una realtà distorta, ma allo stesso tempo sorprendentemente vera, attuale, pungente, emerge da questo dipinto come denuncia sottile nei confronti della società moderna. In un’epoca di pay tv, di telefoni cellulari, di assordante e fatua pubblicità che compie una sorta di assoggettamento dell'individuo alla norma imposta dai media, in un epoca di evoluzione, progresso, globalizzazione, ecco che si perdono i valori autentici della natura umana e semplicemente ci si adegua.

Viviamo in uno stato di non coscienza, che ci porta a dimenticare persino la piacevolezza, la bellezza della naturalezza. Così il canto soave degli uccelli viene sostituito dal fracassante rumore del traffico, il comignolo di una casa da pressanti e soffocanti ciminiere, e persino un fiore, coi sui suggestivi colori, profumi, sensazioni, viene soprafatto dalla modernità.

L'artista, allora distorce la realtà, attraverso cieli innaturali, attraverso la presentazione di un mondo in cui la natura cede il posto ad fiore che potremo definire transgenico. Un bicchiere accartocciato rappresenta il frutto seminato dall'uomo con il suo inquinamento; una lattina di coca-cola le
conseguenze delle grandi industrie e multinazionali a livello ambientale, e la M, l'avvelenamento alimentare prodotto da catene quali MC Donald’s. Si avverte una sensazione di aridità non solo nei confronti di una natura deteriorata, ma soprattutto in relazione alla condizione interiore dell'uomo, il quale nonostante il possesso di innumerevoli comfort, rimane sostanzialmente vuoto.

(Daniela Peddio)



Finestra sulla realtà ricorda i "fiumi di carbone" del famoso Paesaggio di Baudelaire nei Quadri di Parigi, dei Fiori del male:

[...] E' così dolce dalle nebbie veder poi come nasce nell'azzurro la stella, la lampada alla finestra, quei fiumi di carbone che salgono su in alto e il pallido incantesimo che la luna ci versa. [...]

Un tramonto industriale e urbano, uno dei primi in poesia.
Ma ecco il tuo fiore mutante sul davanzale, che fiorisce l'artificiale sullo stelo, nel vaso con i simboli del detrito contemporaneo (carta, lattina, sigla dell'impero gastronomico omologato), contro i fumi di due ciminiere.
Mi attira la tua persiana scostata, un pò vangogghiana, nel suo verde-feritoia che lascia affiorare gli strati del mondo a salire: il grigio degli alveari umani, il marrone dei monti, il verde giallastro del cielo malato.
Le ombre dei vasi, col più piccolo che pare lo stecco d'alluminio di una antenna, dicono del
tramonto della vita naturale.


(Gianni D'Elia)

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