A P e M,
che lavorano
E le chiamano morti bianche,
ma non dovrebbero chiamarle
piuttosto, morti tante, tante, tante…
(La ballata dell'invalido, di Gianni D'Elia)
“L'Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro”
(art.1 Cost)
La Repubblica italiana fonda le proprie radici sul lavoro, in primis sul diritto al lavoro e quindi su tutta una serie di diritti (alla sicurezza, alla pensione, alla salute...).
Uno Stato che ha una media di 3,5 morti sui posti di lavoro al giorno, viene meno al proprio fondamento, al proprio pilastro, alla propria natura democratica. Ecco allora la mia interpretazione evolutiva dell'articolo 1 della Costituzione: la personificazione scultorea della Repubblica che stringe tra le mani la Costituzione, una Repubblica rivolta al lavoro, che si fonda sul lavoro, ma che è sorda e non riesce a garantirne i diritti fondamentali. Per tale motivo volta le sue spalle a una lapide, simbolo delle numerose morti bianche, su cui il candido giglio dell'innocenza rimane solo, sfiorito, sgualcito a rappresentare quelle voci inascoltate, quei pianti e quella rabbia di coloro che rimangono, di coloro che hanno perduto i propri cari, e che nessuno e niente potrà ripagare.
Sullo sfondo, sono raffigurati gli elementi essenziali del lavoro: una fabbrica e altri edifici industriali, espressione dei gravi danni alla salute cui possono essere esposti gli operai nel tempo; un edificio in costruzione con una scala (l'idea principale era una impalcatura, ma poi ho pensato alla scala perché rappresenta maggiormente il livello di insicurezza sui posti di lavoro). Infine, in secondo piano un treno, lavoro molto ambito soprattutto in passato, ma espressione anche di quel fenomeno che è l'emigrazione, tema a me molto caro, essendo figlio di emigranti ed emigrante io stesso!
Gianni D’Elia
Ballata dell’invalido
E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?...
Meno soldi e meno diritti,
questa è la danza che s’ha da danzare,
il ballo del lavoro col capitale!...
E le chiamano morti bianche,
ma non dovrebbero chiamarle
piuttosto, morti tante, tante, tante…
Tante morti sui luoghi del capitale:
cantiere, sterro, officina,
sui ponteggi, al tornio, sotto terra,
questo ballo del lavoro è una guerra!...
Morti e feriti, ogni giorno, e via!...
Questo è il ballo italiano e globale…
Meno soldi e meno diritti, mafia,
questa è la danza illegale,
il ballo del lavoro col capitale!...
Chi non ci lascia la pelle,
ci lascia qualcos’altro,
Ogni parte del corpo è buona!...
Buona la faccia, buona la mano,
buono il braccio, l’occhio, il moto umano!...
La vita rubata qui si assapora…
“E quindi uscimmo a riveder le stelle.”…
Sì, ora ho tutto il tempo per la poesia,
ma sulla mia sedia a rotelle!...
E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?...
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